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giovedì 12 maggio 2011

RITIRO 23/24/25 APRILE A MUSANG AM. TEMA: SATIPATTHANA SUTTA





Il Ven. Tae Hye sunim coadiuvato da Yongu sunim ha condotto un ritiro incentrato sulla lettura, studio e meditazione intorno al Satipatthana sutta.

Il tema di questo sutra è lo sviluppo della consapevolezza e dell’indagine attraverso la:

Consapevolezza del corpo

Consapevolezza delle sensazioni

Consapevolezza della mente

Consapevolezza degli oggetti mentali.

In generale in queste giornate si sono effettuate a più riprese letture del testo, prima in pali e poi in italiano, per poi entrare nello specifico con le spiegazioni del Maestro e infine meditazioni suggerite in merito ai temi affrontati volta per volta.

Consapevolezza del corpo nel corpo. Indicazione che ritorna durante tutto il sutra, ad indicare la profondità dell’indagine. Si tratta di una meditazione sulle varie parti del corpo, sulle posizioni che assume, sul respiro, e sul legame con le sensazioni inerenti. Per esempio cercare di sentire se il respiro è breve, lungo, affannoso ecc. ed indagare sulle sensazioni e cause inerenti a queste circostanze. Importante non controllare ma solo osservare per poi lasciare andare, durante la meditazione, anche ciò che si è scoperto, a beneficio di momenti futuri e future intuizioni.

Il riferimento che si legge sul corpo interno ed esterno può essere interpretato soprattutto in funzione di quanto succede dentro ed attorno a noi; appare un po’ forzata anche se corretta, l’interpretazione del corpo esterno in quanto corpo non nostro ma degli altri.

Questa meditazione può essere estesa non solo al corpo in quanto materia fisica vivente, ma anche alla visualizzazione del corpo nei vari momenti successivi alla morte, cioè al cadavere e alla sua lenta ma inesorabile decomposizione. Il Maestro ci faceva riflettere su come il Buddha fosse diretto nelle spiegazioni, specie quando non lesina elenchi di materia corporale, viscere, liquidi, mucose, urina ecc. Per non parlare della lunga argomentazione inerente al cadavere e al suo disfacimento: materia, la morte, che nell’India del tempo doveva essere di normale amministrazione, a differenza del tubù che si è creato nei secoli attorno ad essa nella nostra società e che persiste ancora ai giorni nostri.

Consapevolezza delle sensazioni. Possono essere piacevoli, spiacevoli, neutre, rapportate al corpo, alla mente, ad avvenimenti del presente o del passato. Ad esempio nell’osservazione della postura, durante la meditazione, si possono avvertire sensazioni di dolore sparse, alle quali normalmente associamo …. lamenti, sconforto, rabbia. Anche qui occorre registrare i fatti per come sorgono, senza fare preferenze tra il bello e ciò che non lo è: è la strada verso l’equanimità, da non confondere con l’apatia, legata alla stanchezza, dove normalmente non si ha energia ed interesse per nulla. Qui siamo all’opposto!! Può sembrare semplice sedersi ed osservare le nostre sensazioni, ma quante volte la nostra mente è sufficientemente salda e diligente per concederci quest’opportunità? Salda e diligente, cioè volitiva ed energica…

Consapevolezza della mente. Malgrado sia da intendere come indagine relativa ai percorsi della mente che crea e fa sparire pensieri, questa meditazione non è separata dalle precedenti e dalla successiva. La nostra intelligenza tende a suddividere, ed anche il Buddha servendosi delle parole non puo’ evitare di creare punti nelle sue riflessioni.

In quanto sempre presente come continuum, la mente si lega a tutto: fermarsi, per esempio durante la meditazione camminata ed osservare una foglia, o un ramo, od ascoltare il cinguettio di un uccello, significa separare questi oggetti (dharma) dalla mente che ne fa continuamente esperienza inconsapevolmente. Non c’è dualismo, semai al contrario ci fondiamo con i dharma senza aggiungere nulla a cioè che vediamo o sentiamo. Qui sta la differenza: durante questa meditazione la mente non è protagonista in … incognito: il Maestro ci suggeriva l’immagine di una Mente dietro di noi, che osserva la mente ordinaria. La consapevolezza della consapevolezza…. (ovviamente nelle nostre intenzioni non c’è dualismo… ma quando la concentrazione viene meno … patatrack… la mente si rimette in moto, addio foglia, ramo, uccellino). Qui ci viene in soccorso la

consapevolezza degli oggetti mentali. Perché contiene materia da far nostra e su cui riflettere: mi ricollego al discorso di prima e riconquisto concentrazione e consapevolezza grazie alla diligenza ed all’energia che si alimentano della gioia e serenità che si fanno largo pian piano dentro di noi durante il percorso che si chiama LA VIA. Fatta di ostacoli (rabbia, torpore, agitazione, piaceri sensuali e dubbio), fatta di aggregazioni (i 5 tronchi dell’attaccamento al sé che noi crediamo di avere/essere: forma, sensazione, percezione, volizione e coscienza), fatta di regni interni ed esterni (i sei organi di senso e relative coscienze), fatta dei sette fattori di risveglio (piena attenzione, indagine, gioia, energia, felicità, concentrazione ed equanimità e fatta soprattutto delle 4 Nobili Verità. Ovviamente gli oggetti mentali sono innumerevoli, ma si possono far rientrare nelle categorie di cui sopra: la nostra mente è esperta in questo!!

Tutto ancor più condensato in: dottrine del samsara (mondane) e del Nirvana (sovramondane).

Alla fine del ritiro Yongu sunim, con grande raffinatezza, ci ha regalato un bel momento: una cerimonia del thè, formalmente legata a varie tradizioni, molto suggestiva e partecipata, a suggellare questo importante incontro.

Grazie al nostro Maestro che con grande chiarezza e pazienza ha condotto questo ritiro.

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